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  • Immagine del redattoreMariano

L'Avatar che vede le emozioni dei pazienti.

La comunicazione non verbale è in grado di veicolare una miriade di messaggi, che non devono essere sottovalutati o ignorati. Una capacità che acquista un’importanza particolare nella relazione medico-paziente. Imparare a riconoscere le emozioni, in particolar modo quelle “nascoste” e “trattenute”, permette infatti di gestire al meglio la comunicazione con il paziente. È l’idea centrale che ha portato alla costruzione di un avatar digitale interattivo che mette in scena il ruolo delle emozioni del paziente e con cui il medico ha la possibilità di interfacciarsi in real time per studiare un caso clinico. Un tipo di didattica esperienziale presentata a Milano in occasione del MeMO - Merck Oncology Meeting Emotional Experience - una due giorni (22-23 marzo) dedicata ai progressi scientifici in ambito oncologico, con particolare attenzione ai tumori del colon retto, della testa e del collo.

L’obiettivo è educare i medici a comprendere le emozioni nel paziente oncologico: vedere “oltre” il paziente che si ha di fronte, per osservarlo nel suo intimo. In che modo? In primo luogo, mostrando loro delle rappresentazioni audiovisive in cui scene che mostrano un tipico colloquio medico-paziente sono interrotte da scene in cui un avatar che rappresenta il mondo interiore del paziente ci permette di spiare i suoi pensieri e capire i nodi emozionali. Una metodologia definita Inside Out dal nome dell’omonimo film di animazione.

In secondo luogo, con la cosiddetta didattica esperienziale sviluppata da CELL, il Center of Experiential Learning, fondato dalla società QBGROUP (azienda italiana leader nel settore dell’innovazione tecnologica e nell’E-Health) attraverso cui i medici sono invitati a confrontarsi con specifici casi clinici. Perché si parla di didattica esperienziale? “Perché il medico ha un ruolo attivo: attraverso un simulatore di situazioni cliniche non osserva il caso clinico dall’esterno, ma è parte integrante di esso. Il percorso di simulazione prevede, infatti, dei momenti in cui il medico deve fermarsi e prendere delle decisioni diagnostiche o terapeutiche”.

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